Le extrasistoli sono battiti cardiaci che insorgono più precocemente del dovuto nel corso dell’attività cardiaca interrompendone momentaneamente la usuale ritmicità.
In condizioni fisiologiche il cuore viene infatti attivato da cellule specifiche del tessuto di attivazione e conduzione che genera e trasmette l’impulso di ogni singolo battito a tutto il cuore. Le altre cellule vengono attivate passivamente e danno luogo alla contrazione del muscolo cardiaco. Quando invece cellule “anarchiche” generano autonomamente impulsi elettrici al di fuori del ciclo di attivazione fisiologico si ha l’extrasistole. Il paziente che ne è affetto avverte una sensazione descritta come un colpo, un tuffo al torace, una sensazione di vuoto, una momentanea mancanza di respiro o debolezza improvvisa, una fugace sensazione di mancamento.
A seconda della loro origine si possono distinguere in sopraventricolari e ventricolari a seconda della sede del focus che le determina.
La diagnosi si effettua con l’elettrocardiogramma: il cardiologo pone il sospetto clinico che viene confermato quando si registra un battito anomalo sull’elettrocardiogramma sia standard che secondo Holter (registrazione prolungata da 24 h fino a 7 e 15 giorni).
Extrasistoli sopraventricolari
Esse originano dagli atri o dalla giunzione tra atrii e ventricoli (Fig 1). In generale ciò comporta una minore pericolosità. Possono tuttavia essere sintomatiche e in qualche caso essere l’innesco di aritmie sostenute sopraventricolari come tachicardie parossisitiche e fibrillazione atriale.
Il trattamento delle extrasistoli sopraventricolari dipende quindi dai sintomi che determinano e dal loro ruolo nel provocare aritmie piu’ importanti come ad esempio la fibrillazione atriale.
Nel caso di necessità di trattamento il primo livello è costituito dalla terapia antiaritmica.
Ove il trattamento farmacologico non sia efficace, non tollerato o non accettato dal paziente il passo successivo è rappresentato dalla terapia ablativa.
Il paziente viene sottoposto a studio elettrofisiologico e mappaggio elettroanatomico delle camere atriali e una volta identificato il focolaio di origine viene neutralizzato mediante ablazione TC (Fig 2).
Extrasistoli ventricolare
Queste originano dalle cavità ventricolari che costituiscono le pompe vere e proprie che spingono il sangue nel sistema cardiocircolatorio.
Per questo motivo le aritmie che si generano a questo livello vengono considerate più importanti rispetto a quelle che provengono dagli atri (Fig 3).
Extrasistoli ventricolari in cuore sano
La maggior parte delle extrasistoli ventricolari comunque non sono pericolose, in particolare quelle che non si associano ad una malattia cardiaca concomitante. L’extrasistolia ventricolare in cuore normale origina molto spesso dalla parte dei ventricoli che va verso l’aorta (ventricolo sinistro) e l’arteria polmonare (ventricolo destro), queste ultime sono di gran lunga le più frequenti. Si tratta delle extrasistoli infundibolari che spesso sono sintomatiche e portano il paziente dal cardiologo pur non essendo in genere pericolose. L’aritmologo, una volta identificate, esclude la presenza di una cardiopatia associata e decide il trattamento che verrà applicato solo se sono molto sintomatiche o estremamente numerose.
Il primo livello di trattamento è rappresentato dalla somministrazione di farmaci antiaritmici di cui i più utilizzati sono i beta bloccanti. In caso di inefficacia, intolleranza o rifiuto della terapia medica il paziente viene sottoposto a studio elettrofisiologico e mappaggio elettroanatomico delle camere ventricolari e una volta identificato il focolaio di origine viene neutralizzato mediante ablazione TC (Fig 4).
Extrasistoli ventricolari in cuore malato
In presenza di una cardiopatia concomitante il significato clinico delle extrasistoli ventricolari può essere differente poiché in presenza di una anomalia cardiaca strutturale o elettrica le extrasistoli possono costituire l’innesco di una aritmia rapida e prolungata che può provocare sintomi gravi e talora anche l’arresto cardiaco (fig 5).
Il cardiologo dovrà quindi verificare da quale tipo di cardiopatia sia affetto il paziente con extrasistolia ventricolare. Da un lato vi sono le cardiopatie causate da un disturbo della circolazione coronarica come l’infarto miocardico, le cardiopatie dovute ad anomalie delle valvole cardiache, le cardiopatie legate ad una malattia che colpisce le cellule muscolari cardiache (cardiomiopatie), quelle dovute a malformazioni congenite del cuore, quelle infiammatorie (miocarditi). Esistono poi malattie primitivamente elettriche del cuore dovute ad anomalie che interessano i canali ionici situati sulla membrana delle cellule cardiache. Anomalie di questo tipo, come quelle che si verificano nella Sindrome di Brugada, nel QT lungo, nel QT corto, e nelle tachicardie polimorfe adrenergiche, determinano una instabilità elettrica delle cuore che da un punto di vista morfologico-strutturale è del tutto normale.
La presenza di forme molto frequenti, con molte morfologie (polimorfe) e molto ravvicinate al battito che le precede (precoci) configura una situazione di maggior rischio. In casi come questi sarà necessario un trattamento. Tale trattamento sara’ diverso da caso a caso a seconda della cardiopatia sottostante e della modalità di presentazione delle extrasistoli.
Potrà valersi di farmaci antiaritmici e della ablazione transcatetere variamente combinati a seconda della situazione clinica del paziente anche perché il trattamento di questi pazienti deve includere anche la cura della cardiopatia di base.