Caffè e fibrillazione atriale

Caffè e fibrillazione atriale

Una tazzina di caffè per molti è il miglior modo per iniziare la giornata, cosi come può chiudere degnamente un pasto o accompagnare un qualsiasi momento di relax. Insomma: “Il caffè è un piacere”.

Tuttavia, i pazienti affetti da fibrillazione atriale possono assumerlo con tranquillità e in quale quantità?

La caffeina, contenuta anche in altre bevande come the, cioccolata, bevande energetiche di vario tipo, agisce come stimolante del sistema cardiovascolare. Infatti, ha una azione permissiva sulle catecolamine, gli ormoni prodotti dal surrene in caso di attività fisica o psichica. L’effetto più evidente sul ritmo cardiaco è un aumento del numero dei battiti cardiaci e della pressione arteriosa. Il paziente già fibrillante, se assume caffeina in elevata quantità, può quindi veder aumentare i propri battiti cardiaci ed avvertire batticuore.

La genesi della aritmia, tuttavia, è più legata ad un aumento di attività del sistema vagale, che delle catecolamine è l’antagonista. La caffeina non può quindi essere incolpata più di tanto.

Diversi studi osservazionali hanno esaminato la relazione tra il consumo di caffè e il rischio di fibrillazione atriale. Nessuno di essi ha mai dimostrato che la caffeina aumenti il rischio di svilupparla. Anzi, uno studio pubblicato sul Journal of Caffeine Research ha mostrato che il consumo di caffè potrebbe addirittura ridurne il rischio. Tuttavia, questi studi sono osservazionali e non possono dimostrare una relazione di causa-effetto. Inoltre, il consumo di caffè può avere effetti diversi su persone diverse a causa di fattori individuali.

In sintesi, sulla base delle evidenze scientifiche attuali, sembra che il consumo moderato di caffè non sia associato ad un aumento del rischio di fibrillazione atriale. Un consumo moderato di due, tre tazzine al giorno può essere considerato sicuro.

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